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lunedì 29 agosto 2011

Palermo, il cantiere di Sara


Quest’esperienza, con i cantieri della solidarietà, mi ha coinvolto ed arricchito molto. La consiglierei, perché è formativa dal punto di vista culturale ed umano, nel campo di lavoro, ubicato nel Giardino di Madre Teresa, mi sono confrontata con persone di origini, tradizioni differenti, che hanno suscitato in me emozioni e commozione. Spesso ero spossata, ma appagata, poiché lavorare con i bambini dà soddisfazione, sono convinta che la nostra presenza dal punto di vista emotivo ed educativo è stata rilevante, in quanto giornalmente potevamo vedere dei progressi, che ci davano la carica per continuare a fare meglio e sempre di più.


Rimanendo a contatto, tutti i giorni, con i bambini, di diverse etnie mi sono resa conto che da loro si può imparare molto, ed il regalo più bello è il loro sorriso che rimarrà indelebilmente nel nostro cuore.


I cantieri sono stati importanti anche dal punto di vista dell’amicizia, infatti ho passato due settimane in compagnia ed allegria, superando i momenti più impegnativi con costanza e tenacia, aiutata dal legame che si era creato in noi. Spero di poter, il prossimo anno, avere la possibilità di aderire nuovamente ai cantieri della solidarietà, modificando magari la destinazione, con lo scopo di arricchire maggiormente la mia esperienza, donando nel percorso ciò che fa parte del mio bagaglio di conoscenza alle persone che avrò l’occasione di incontrare.


Sara



venerdì 26 agosto 2011

Un salto a Kiev...

Un breve viaggio in Ucraina, poco tempo per vivere un paese, sufficiente per lasciarsene incuriosire...

Camminando per la strade di Kiev nel giorno dei 20 anni di indipendenza dell’Ucraina,

Roller, skater, graffitari, cortei, manifestazioni riempiono la città.

Arancione è il colore della rivoluzione del 2004, arancione il colore delle bandiere che sventolano per la Tymošenko. E’ vera democrazia quella che stanno vivendo gli ucraini?

In ogni strada ragazzi divertiti e persone colorate giallo-azzurro, in ogni strada schieramenti di poliziotti.

Nella festa, resta il timore per il futuro del paese.

Ancora auguri e un in bocca al lupo all’Ucraina, domani si festeggia l’anniversario Moldavo!

domenica 21 agosto 2011

grazie, grazie, grazie!

tre settimane sono passate troppo in fretta. stanotte i nostri ragazzi sono ripartiti per l'Italia e stamattina è stato strano pensare di svegliarsi e non dover andare in parrocchia a chiamarli...
ma li ringraziamo di cuore, per il loro impegno, il loro entusiasmo, la loro generosità. Ma soprattutto per le risate e l'affetto, che ci hanno permesso di affrontare assieme momenti belli e brutti di questo particolare momento confusionario con i ragazzi della Cafasso.
Per me e Lele questo campo è stata una sfida, organizzarlo da soli, senza la presenza della nostra cara Sister, in un momento come ho detto difficile, e il gruppo dei nostri volontari, così unito e così solido, ci ha supportato in questa impresa. E le lacrime di ieri, al saluto finale, da parte di tutti, ragazzi della Cafasso, volontari locali, volontari italiani, mie, sono la testimonianza dell'intensità di questi giorni insieme, della forte amicizia che si è creata.
un grazie a tutti, Alma, Chiara, Daniela, Federica,Francesca, Marilena, Matteo, Sara: questi giorni sono stati speciali!

a presto!


giovedì 18 agosto 2011

LEARNING CENTRE IN PHUKET

tang moe
Penso che, dacchè son qui, mai come oggi ho imparato l'importanza dello STARE.
La necessità di essere presenti. Solo così, essere lì con tutti loro. Improvvisare (nelle attività da fare come per una molteplicità di cose), lasciarsi accarezzare dalle loro grida di gioia perchè il "mostro" si è risvegliato e vuole ancora giocare con loro.
Così, in semplicità essere semplici.
Essere presente: farsi dono.
Esisto, agisco. Sono. Sto.
E sto bene nel mio stare assieme a questi bambini da sorrisi aperti come (e pieni) di finestre e di occhi brillanti.
Questo solo perchè stiamo.

WE HAVE A TIGER (CLUB) FORCE!

DeLorean
Può darsi che sia solo un salto temporale troppo veloce, una distorsione dello sguardo, ma Phuket sembra abbia questa capacità: ti coinvolge e ti stordisce ma poi, ritornati lucidi (e non mi riferisco all'alcol!), ti sovvengono alla mente tutt'altre situazioni di certo più difficili ma presenti nella stessa realtà.
E allora è giusto recuperare la "solita" prospettiva -quella accennata in un altro post-:
ti soffermi su un profilo dagli occhi aperti ed attenti e allora sorridi. E' lì, è sei già più sereno.
E cerchi di trattenere questa sensazione (che in realtà è un pò mista all'ammarezza di non si sa bene che cosa) come quando non vuoi farti sfuggire un sogno.
Perchè questo viaggio è stato sin troppo breve. Ma, forse, come per molte cose, è giusto così.
Altro salto e siam pronti!

BEYOND THE SEA


Ranong- Kaw Thaung:
Sole alla valle, sole alla collina. Nelle campagne non c'è più nessuno.
Addio, addio amore, io vado via
Amara terra mia, amara e bella.
[Amara terra mia -Radiodervish version]








Kaw Thaung- Ranong:
Sono un ragazzo fortunato perchè mi hanno regalato un sogno.
[Ragazzo fortunato -Jovanotti]

mercoledì 17 agosto 2011

TUTTI ALLA SUMMER SCHOOL 2!!!


FURETTO – Così abbiamo soprannominato con affetto il nostro amico Nawras per i suoi occhietti piccoli e vispi. E’ in grado di contagiare tutti con la sua spensieratezza, le sue battute, la sua allegria senza mai perdere il suo fascino, la maggior parte del quale si deve alla sua pettinatura, ottenuta con chili e chili del migliore gel della Giordania.

THE DANCER – Siamo stati fortunati ad avere all’interno della nostra scuola il miglior ballerino di Zarqa ovvero Shadi…non si perde neanche un ballo e conosce a menadito tutti i passi di ogni singola coreografia. Grazie a lui abbiamo imparato un sacco di balli e conosciamo tutti i gesti che accompagnano le canzoni dei ragazzi. Come potete notare dalla foto , la sua bellezza indiscussa fa impazzire le ragazzine nonostante tutti questi balli lo trasformino piano piano da re della pista da ballo a re dell’ascella pezzata.

O ZAMPOGNARO – L’uomo con la musica nel sangue, Odei, ha deliziato le nostre mattinate con il “dolce suono” della sua zampogna.
Oltre alla sua professione principale, il suonatore di zampogna , svolge il ruolo di capo Scout e si è appena laureato in Finanza. Un ragazzo apparentemente distaccato e un po’ freddino è riuscito a fare amicizia con noi piano piano e alla fine ci ha anche invitato alla sua festa di laurea in stile giordano, dimostrandosi molto gentile ed educato. Quindi mai fermarsi alla prima impressione…

ABU PONTE – In arabo Abu Jiser, che significa letteralmente “padre del ponte” è un uomo misterioso, di poche parole e che veste sempre in tenuta mimetica. Come primo impatto può essere scambiato per un militante di Al Qaeda ma in realtà abbiamo scoperto che è in attesa di fare domanda per arruolarsi nell’esercito e quindi abbiamo dedotto che il suo look rappresenta un rito porta fortuna. Ma guardate la foto…non subite il fascino dell’uomo in divisa?

RAYDA – Per lei non abbiamo trovato un soprannome o aneddoti particolari…vi dico solo che è la persona più dolce del mondo e ci ha accompagnato nella nostra avventura giordana. Con la sua gentilezza, la sua pazienza e il suo sorriso ha portato un tocco di classe all’interno della summer school. Ci dispiace solo non essere stati più tempo ma la Gmg a Madrid la sta aspettando…quindi Good Luck Rayda.

TUTTI ALLA SUMMER SCHOOL!!!

La mattina delle prime due settimane della nostra avventura qui in Giordania é occupata dalla Summer School con i ragazzi di Zarqa e vogliamo descrivervela attraverso i suoi personaggi principali:

“La Shakira de Zarqa” ovvero Dana è la nostra coreografa di fiducia oltre ad essere la responsabile del laboratorio di teatro. Non c’è coreografia che non sappia o che non sappia imparare. Con lei abbiamo imparato tutti i canti e balli di questa edizione della Summer School oltre alla danza tipica giordana. Siamo anche riusciti ad insegnare alcuni dei nostri balli che hanno avuto un grande successo.

Isa ha l’animazione nel sangue…al grido di “jahizin” tutti si mettono sull’attenti pronti ad iniziare un nuovo gioco. Ogni giorno due di noi lo affiancavano ed è stato sorprendente scoprire che alcuni giochi sono di moda anche qui a Zarqa. Altri invece, pietre miliari dei nostri oratori estivi, sono a loro sconosciuti…ma grazie al nostro fantastico inglese  alcuni giochi sono diventati richiestissimi.
E la cosa bella é stato vedere la partecipazione di tutti i ragazzi, nessuno escluso.

Jacqueline “Il boss dei rosari” è la direttrice della migliore scuola di rosari della Giordania. Tutti la temono ma nessuno può resisterle perché detiene l’ingrediente segreto per un rosario fatto in casa.
Scherzi a parte, é stato divertente imparare da lei e vederla impazzire per gli scooby-doo, oggetto mai visto e diventato subito un accessorio trendy anche tra i ragazzi.

Nur…una donna di grande cultura …Non a caso è la responsabile del laboratorio di cultura. Insieme a lei abbiamo organizzato diverse attività: dalle lezioni di italiano alla lettura della mano, dall’insegnamento di “Fra Martino Campanaro” alle riflessioni sul tema dell’incontro con gli altri.
Quante risate nel vedere i ragazzi provare e riprovare a pronunciare “ciao, come stai, buongiorno…”. Anche noi li abbiamo fatti ridere con il nostro arabo improvvisato “chucran, mar-salame,…”

Un Pacifico Oceano

6 Agosto 2011

I Saggi hanno progettato per le nostre eroine un week-end all’insegna della natura, della scoperta e..dell’insonnia visto che la sveglia era prevista alle 6:00 am (w il jet-lag!!).

Prima destinazione: St. Juan, piccola cittadina sul pacifico, frequentata da surfisti americani (le Nica’s single ringraziano per lo spettacolo!). Ed ecco, davanti a queste sei giovani donne e ai fidi Saggi aprirsi l’oceano Pacifico! Il richiamo del mare è stato talmente intenso e coinvolgente da sormontare ogni timore della presenza di animaletti molto simpatici (meduse e razze).
Cof cof (risultato di essere state travolte da qualche onda di dimensioni inusuali con conseguente avvitamento e capriola sottìacqua)! Bagnetto veloce veloce a St Juan..e via! Destinazione: spiaggia di Maderas, luogo di clausura per i patiti di surf.

Nachos, Tacos, alberi di un verde mai visto prima, conchiglie, sabbia, granchi e paguri!!

Occorre spendere due parole per descrivere il viaggio di ritorno a St Juan: il mezzo di trasporto consisteva in un camioncino dove nella parte posteriore erano state inchiodate delle panche. Essendo la strada moltooo sterrata, non essendoci finestrini ed essendo il conducente un grande fan di schumacher, le nostre protagoniste e i Saggi hanno potuto godere dell’ebrezza di viaggiare in tutta tranquillità, soprattutto senza che i loro capelli non prendessero una piega da “ effetto centrifuga” a causa del vento (era ironico, se non lo avevi capito caro lettore!).

Tramonti spettacolari, foto ricordo e…onda assassina che ha colto i personaggi completamente impreparati, soprattutto la Nica’s Enrica, che aveva deciso di sacrificare il livello di pulizia dei propri vestiti per salvare la sua borsa, sollevandola sopra la testa, mentre rimaneva seduta ad affrontare l’onda.
Doccia, cena in un ristorantino sulla spiaggia a base di aragosta, mojto e partite a calcetto balilla Italia vs Nicaragua!!

La nottata ha visto come protagonista la Nica’s Eleonora, la quale è riuscita a sopravvivere, anche grazie all’arteterapia della Nica’s Irene (<>) a dolori atroci.

martedì 16 agosto 2011

In viaggio...

Secondo volo: Londra-Miami.

Davanti alle nostre eroine si presenta ora una sfida che avrebbe messo a dura prova i loro ritmi circadiani, le loro occhiaie e il loro stato psicologico: 9 ore e 10 minuti!!Le prime ore sono state le più semplici da affrontare: tra cruciverba impossibili offerti da Nonna Vittorina ( Nonna di Nica’s Giulia) e film offerti dalla British in varie lingue, tre ore sono passate…peccato che ne mancavano più di sei! È stato chiamato in causa il super potere “resisti, don’t worry, be happy” delle nostre protagoniste. Risultato arrivo a Miami senza avere la consapevolezza né del giorno né del fuso orario del luogo, ma con l’ebrezza di sapere che tra di loro e gli States si opponeva solo un funzionario dell’aereoporto e dei dispositivi stile CSI per le impronte digitali e il riconoscimento dell’iride. Dopo accertamenti molto accurati e “intimi”, soprattutto nei confronti della Nica’s Irene, nessuna delle fanciulle è stata reputata essere un presunto terrorista (nonostante il fatto di non aver dichiarato di possedere due armi molto pericolose: salame e olio d’oliva made in Italy!).

Beh, che dire di Miami? quello che le Nica’s possono dirvi è che fa mucho caldo, che i taxi sono veramente gialli e che ci sono le palme!

Terzo volo: Miami-Managua.

La capacità di pazientare è stata chiamata in causa una seconda volta: il volo per Managua ha avuto un ritardo di più di due ore. Motivazione presunta: non c’erano abbastanza posti sul volo, così l’American Airlines ha lanciato la proposta molto allettante di scambiare 800 dollari (in voli American Airlines) per cinque posti. Devi sapere, caro lettore, che le nostre donzelle non sono delle persone veniali, infatti si sono tenute strette i loro biglietti aerei e, incrociando 120 dita nella speranza di ritrovare i propri bagagli, si sono imbarcate sull’ultimo volo previsto. Risultato: ritardo di due ore + vomito di pupo in mezzo al corridoio! Ma niente paura,ci vuole ben altro per spaventare le nostre eroine!!
All’arrivo all’aereoporto è successo il miracolo: TUTTE le valigie sono arrivate a destinazione! Come fare a trasportarle fuori dall’aereporto? A questo punto sono entrati in scena dei personaggi molto efficienti : gli “Umpa Umpa dei bagagli”, che hanno salvato le nostre protagoniste da un’ernia assicurata.
Al di là delle porte a vetro dell’aereoporto di Managua finalmente c’era qualcuno ad aspettare le Nica’s: Marta, Martina e Marco, ovvero tre dei “Saggi”, don Ricardo , il conducente dell’autobus magico, Ivett la Profesoresa , Marcel e consorte, la piccola Sofia
Sfrecciando per le strade di Managua, tra alberi di Natale (NB: i fatti narrati risalgano al 5 di agosto 2011), taxi sgangherati senza ammortizzatori, le donzelle sono arrivate alla “Residenza dei Saggi”, nel baario (quartiere) di Bataholanorte dove, dopo aver trasportato i preziosi bagagli, più o meno in salvo da rigagnoli di dubbia provenienza, ci aspettava la Saggia Elisabetta.
Doccia doccia doccia e ronf ronf!!

lunedì 15 agosto 2011

İ Buenos dias a todos!

State per leggere il blog delle 6 Nica’s girls che hanno preso la pazza decisione di passare le loro vacanze in Nicaragua, all’insegna dell’avventura, della scoperta di un Paese misterioso e dell’incontro con l’Altro, inteso come la Persona “diversa”, ma non estranea da noi!

4 agosto 2011

Chiudete per un attimo gli occhi e immaginate…sei giovani fanciulle alle prese con ben 18 bagagli da 23 kg ciascuno, in aeroporto a Malpensa.. direte: << beh dai, a Malpensa ci sono i carrelli, il personale è italiano..quindi (?)donde està el problema?>>. Caro lettore, queste sei ragazze hanno incontrato il primo “personaggio” (categoria: “il rintronato”) al momento del check-in: al di là della montagna dei bagagli si snodava una lunga fila di viaggiatori che aspettavano di imbarcarsi con noi, peccato che la hostess di terra (il personaggio), aveva deciso di metterci una vita per imbarcare i bagagli delle protagoniste, classificate dalla prima come “le missionarie”!! Il secondo problema era la presenza nella valigia della Nica’s Enrica di una potenziale arma di distruzione di massa: un super DDT (“formato tribù pellerossa”), che è stato direttamente cestinato, senza alcuna pietà, (solo perché la Nica’s Enrica è una brava cittadina responsabile!!) da “il rintronato”.

Ed ebbe inizio il lungo viaggio..

Luogo di partenza: Milano Malpensa

…al di là di ogni confine temporale (ovvero 8 ore di fusorario), e spaziale ( stato: “in transit” per Londra e Miami)…

Destinazione: Managua, Nicaragua.

Primo volo: Malpensa-Londra.
2 ore

Le Nica’s ringraziano la British Airways per la merenda a basa di thè e biscottini moltoooo deliziosi!
Atterrate a Heatrow, il freddo vento londinese ha sferzato i volti intrepidi delle nostre protagoniste, le quali si sono messe immediatamente alla ricerca del rifugio al quale erano destinate. Grazie al super potere della Nica’s Giulia di fare gli occhi dolci, il conducente del bus numero 453 è stato ipnotizzato e indotto a portare le donzelle all’hotel Ariel Holiday Inn. Qui le nostre protagoniste hanno potuto dissetarsi (con l’ultima Sambuca del viaggio!),riposarsi e rimpizzarsi a colazione, senza badare alle occhiate sospettose e impertinenti degli inglesi.

domenica 14 agosto 2011

Ciucciuua, ciucciuua!



“e la Moldova…”. È cos’ che ho lasciato il mio stato personale di Facebook e chissà ora come lo ritroverò: cosa ci sarà scritto, in che foto mi avranno taggato, quante notifiche avrò… chissà quanti messaggi di posta elettronica con tutte le Mailing List in cui sono stato indicato…

Questa è l’Italia che ho lasciato il 30 luglio e che forse ritroverò: un Paese fatto ormai per lo più di relazioni virtuali, di “esserci in qualcosa” a qualunque costo, di comunicare da lontano ma non da vicino…

Ma in questo momento non mi interessa come la ritroverò… ho il desiderio di riscoprire - di persona, senza filtri elettronici - chi ho lasciato, i miei amici, i conoscenti, i ragazzi con cui lavoro; voglio parlarci, vederli in faccia, sapere come stanno, raccontargli la mia storia.

Qui in Moldova ho riscoperto il dialogo e quanto sia bello e stupefacente (anche se talvolta faticoso!) stare insieme e condividere un pezzo di strada comune. Ancor più, è stato affascinante avere in comune tempo e spazi con giovani volontari di questa terra: ma sì… parli un po’ di italiano semplice (anche se qualche volta ti capita di buttarci dentro qualche parola troppo complicata!), un po’ di English, impari qualche parola di romeno e provi ad assemblare delle frasi più o meno credibili anche se spesso chi hai di fronte ride per castronate che hai detto involontariamente … e poi cerchi di farti capire anche a gesti, cerchi punti di contatto e incontro ed è favoloso scoprire che, nonostante tutte queste barriere, siamo più simili di quanto possa sembrare!



…se mi metto a dire nella mia terra-Italia quanto siamo simili ai moldavi, non so quanti mi diano del matto ma, togliendo tradizioni culturali, usi, costumi, sapori, troviamo in quella terra ragazzi che hanno voglia di divertirsi e ogni tanto riescono a sfogarsi (e si divertono come noi!), ragazzi che si impegnano in ciò che fanno, ragazzi che fanno gli scansafatiche… ma troviamo anche ragazzi che sono delusi dalla propria società e non trovano in essa stimoli per migliorarsi e fare “qualcosa di grande” perché i vecchi disperati dicono “ormai non c’è più nulla da fare!”. Come dire: se non ci siamo riusciti noi, figuriamoci se ce la fate voi!
Ancor di più, ho trovato una terra e un popolo che soffrono… è veramente brutto vedere lungo le strade di Coscalia tanti alcolizzati e i nostri colleghi moldavi – che li sanno riconoscere - ci dicono di stare lontani e non avvicinarsi perché “pericolosi” oppure sentire la richiesta di una ragazza in lacrime perché ha il padre ‘drunk’ e ha paura di tornare a casa…

Ti vengono in mente tante domande alle quali non si riesce a dare una risposta, del tipo “cosa posso fare io in tutto questo?” ma ogni risposta arriverà a suo tempo.

Christian

venerdì 12 agosto 2011

LIVE IN RANONG

11,08.2554

Here we are, live in Ranong...sembra poco ed invece la seconda settimana è passata. Sembra un'eternità ed invece c'è ancora così tanto da fare!
La stanchezza per l'intensità delle giornate inizia a pesare anzi a farsi sentire.
E' tutta una questione di prospettive.
In questo viaggio è una delle "piccole grandi lezioni" che sto ricevendo. Sto imparando a distaccarmi per non essere ferita, sto imparando a coinvolgermi appieno. Cerco di percepire la giusta distanza, la giusta misura delle cose. Ne stiamo parlando molto nel gruppo, del resto.

Uno tsunami può sconvelgere una vita in un secondo. Imparo, impariamo, che una pioggia può far perdere ventimila bath ad un pescatore morgan, la fatica di raccogliere le vongole piegati in acqua, la forza di un sorriso e della condivisione, la forza di mettersi al servizio ogni giorno anche per curare chi è malato. Impariamo le soddisfazioni e le difficoltà di un'insegnante di un learning center, conciliare le differenze culturali, iniziare a conoscere la storia  la cultura birmana e percepirne la profondità, ascoltare l'insegnamento di un monaco buddista, camminare nel fango per piantare un piccolo albero. Ingoiare lacrime, buttarle fuori -come le parole-.
Stiamo facendo esperienza continua di quanto una sofferenza o una gioia possano rivoluzionare le nostre vite.

Insomma questi giorni si respira aria nuova, si respira aria di vita.


Ps. auguri a tutte le mamme (in particolare le nostre), qui è la settimana del mother's day!

Ginestra

giovedì 11 agosto 2011

Anche il deserto con qualcuno vicino sembra un giardino... Quando le parole non servono









L’ALFABETO LIBANESE

A come “Ao nessuno m’ha svejado!” (Paolo detto anche Paulo o Pablo)
B come Bei-Rut che si fanno dopo aver mangiato il cetriolo (Giulia)
C come Castitas (…)
D come Dabke (per cui siamo decisamente negati e Monica non ce la può fare!)
E come “E chi è Martina?” (Leo dopo 3 giorni di stretta convivenza)
F come fare la pizza per 60 persone e avere attimi di panic
G come “Grazie, grazie…grazie al cxxxo!” (Ale al tipo del cambio che ci rimbalza)
H come Homayma (e sei segnato dalla nascita!)
I come “Iu hev tu du laik dis” (Ale mentre sfrantuma una cassetta di plastica cercando di spiegare un gioco e terrorizza i bambini)
L come Lingua/e (il nostro primo braccialetto)
M come marsupio di Giulia ( dove potete trovare qualunque bene di prima necessità e non, fermacampioni compresi)
N come narghilè alla menta (che crea dipendenza e ti cambia la voce)
O come “Oh, Ale, se hai bisogno puoi sempre sfogarti con noi………..” (Giulia)
P come Parti Time (il rientro forzato di Leo si avvicina)
Q come quanti rotolini riusciremo a mangiare prima di diventare intolleranti??
R come rammollita (Gio a Giulia…ed è per questo che i bambini la scelgono come avversaria prediletta)
S come scarafaggio gigante (la nostra prima visita notturna indesiderata)
T come tapparella distrutta la prima sera
U come ustione da infradito (ma per somigliare a Gamon si fa questo e altro!)
V come “Vabè, vado a cercare i miei compagni di sesso...” (Gio riferendosi ad Ale e Leo…………!)
Y come Yalla!
Z come zucchine che si spacciano per melanzane (maledette!)

mercoledì 10 agosto 2011

Aspettando sto Surazzo...Chapare arriviamo!

“Ragazzi andiamo in Chapare! E copritevi bene, che c’è il Surazzo!” (italianizzato)

Ti aspetti che i denti ti battano al ritmo della danza Kuduro, che la testa sia grondante di pioggia, i tuoi passi incerti nella nebbia, e poi zanzare a sciami e scimmie assassine, serpenti velenosi e coccodrilli affamati, narcotrafficanti e cocaleros armati. Allora indossi tutto ciò che di pesante hai con te e vai, con un certo timore, ma vai… sperando che questo Don Surazzo non sia poi così inospitale.


E invece scopri che per il Vento del nord che tu ci sia, o che non ci sia, è la stessa cosa. Non solo non si presenta sull’uscio, ma anzi, probabilmente è alle prese con i postumi della Feria del Pescado, come chi troviamo sdraiato in piazza nelle prime ore del mattino, sulle panchine, in una tenda all’ingresso di una chiesa, in un’aiuola o in chissà quale mondo parallelo. E scopri un certo caldo, come qui in Bolivia non avevi mai sentito. Sì, il Surazzo non c’è, ma che importa, andiamo avanti a macinare chilometri sulla carretera tra sorpassi da togliere il fiato, buche da evitare e dossi che mettono a dura prova la schiena, stipati come sardine in scatola.


E cominci a sudare.


D’un tratto ci ritroviamo su una canoa in balia delle acque del temutissimo Rio Chapare, che quando esonda, abbatte tutto ciò che incontra e lascia gli uomini impotenti di fronte alla sua forza. I coccodrilli famelici sono in agguato, ma noi intrepidi fluttuiamo fino ad arrivare ad un fazzoletto di terra sperduto, all’incrocio di due fiumi. Nessun narcotrafficante armato, nessun morso di piranha e neanche un’anaconda, qui regna solo il silenzio e la pace.


Costantemente guardinghi torniamo a terra, costeggiando le piantagioni di banano, coscienti dei rischi che stiamo correndo, ma sconcertati dalla tranquillità dei pescatori che incontriamo sulle canoe e dalle loro donne, che in quelle acque lavano indistintamente vestiti e figli.


Ad un certo punto ti accorgi che la pellicola che ti avvolge è l’umidità, e cominci ad odiare i calzettoni al ginocchio che indossi, e ad aver voglia che arrivi questo Surazzo! Allora cerchiamo ristoro nella giungla del Chapare alla ricerca delle altalene appese ai rami degli alberi, da cui buttarsi in un volo di 18 metri, solo per avere il brivido di una bavetta d’aria che ti asciughi il volto. Coraggiosi, l’avevo detto!

Ma il coraggio porta fame e decidiamo di riempire gli stomaci con cocktail di frutti tropicali e pesce: un abbinamento torrido, come il caldo che ci accompagna!




Poi ancora sulla strada, ancora sole, ancora chilometri passando dai villaggi dei cocaleros, alla giungla delle scimmie, mettendo a dura prova la nostra digestione su un sentiero irto e insidioso.



Le maniche lunghe si accorciano, le pezze di sudore si allungano. Eravamo al punto di non farcela più, quand’ecco che ci appaiono i Monitos Chiquititos in tutta la loro agilità. Queste scimmie cercano di ipnotizzarci con i movimenti delle code, per poi approfittare di una distrazione per rubarci tutto quello che abbiamo dalle tasche, e rivenderlo ai narcotrafficanti in cambio delle foglie di coca. Ma noi, astuti e zuppi di sudore, scivoliamo giù per il sentiero fino a tornare alla macchina.

Le ore di viaggio verso casa sono burrascose, come l’arrivo di Don Surazzo, che sul finale decide di venirci a salutare, omaggiandoci di vento, pioggia e nebbia. La macchina che ci è stata prestata sembra affaticata, ma questo non ci impedisce di portare a termine anche quest’avventura.

lunedì 8 agosto 2011

Ma il Kenya dov'è?!

Oh, ma qualcuno ha sentito quelli del Kenya?! ma sono arrivati?! o sono rimasti bloccati nelle 10 ore di scalo in Turchia?!

No, non preoccupatevi, sono qui, stanno bene... li sentirete raramente (ma rassicuro i parenti, sono qui e stanno bene) perchè rapiti da questo Kenya che, nonostante l'African time, ha reso la nostra vita frenetica. tante persone da conoscere; tanti posti da vedere; nuove lingue da imparare; mercati in cui spendere ore a contrattare; strade da attraversare e matatu da prendere; bambini a cui strappare sorrisi; i ragazzi del YCTC a cui insegnare i giochi italiani; chapati e pasta da cucinare; zebre, leoni, ippopotami, giraffe da inseguire; ma soprattutto nuovi amici con cui divertirsi e con cui condividere questa esperienza che... non ci vengono in mente aggettivi che possono esprimere la nostra gioia e il senso di pienezza (non di stomaco, anche se l'ugali riempie) che proviamo...
quindi eccoci qui, sorridenti più che mai... e che l'esperienza continui!



E anche BOLIVIA c'è!

Hola!! Un bienvenido grande grande GRANDE dal gruppo Bolivia!!!!!!!!!!

Finalmente operativi!!!!!!!! O..PIERA..TIVI!!! ebbene si…VALE proprio la pena di raccontare……

dunque….siamo partiti in 6…pieni e strapieni di voglia di fare ma siamo poi stati divisi in 3 gruppi da 2 e quindi vi racconto quella che e’la mia esperienza!!!

I primi giorni di lavoro intenso sono stati dedicati interamente ai bambini del collegio Antonio dias di Cochabamba e all’apoyo escolar della hermana Bruna!!! Interessante vedere come la realta’ scolastica boliviana sia diversissima dalla nostra!!! Dunque, ci credete che durante la lezione i cani entrano ed escono dall’aula???ebbene CREDETECI!!! I bambini sono fantistici…cioe’..quando dico fantastici intendo dire FANTASTICI!!!! Pur non sapendo (io) parlare spagnolo loro fanno di tutto per fartelo capire!!! Molti hanno difficolta’ di apprendimento, hanno un solo genitore o deficitano di affetto ma hanno un cuore GRANDE COSI’!!! smezzano la loro merenda con te, ti comprano cio’ che possono, ti abbracciano a gruppi di 10 alla volta, ti regalano sorrisi radiosissimi, ti fanno sentire importante e ti trasmettono affetto e gioia..quella vera, profonda..che sentí crescere giorno dopo giorno nel profondo del tuo cuore!!!!!

Oggi ho avuto modo di vedere una piccola bimba che aveva il camice di scuola sporchissimo di macchie marroni e aloni dappertutto..ma proprio DAPPERTUTTO!!! eppure prima di mangiare la sua merenda se l’e’ tolto con tanta cura! Come mai ho pensato? non deve toglierlo!!! E’ la sua divisa..deve tenerlo, tutti ce l’hanno!!!! Sapete cosa mi ha risposto quando le ho chiesto il perche’?? Mi ha risposto, “e..e..l’ho tolto per non sporcarlo con la merenda”….che piccola…ho sentito un brivido di tenerezza indescrivibile!!!!! Loro non fanno finta di volerti bene…te ne vogliono E BASTA e questa e’una delle cose piu’belle e grandi del mondo!!!! Per ora e’tutto..un grande abbraccio…
Hasta Luego..ALEssandro

Fratel Biagio



Giovedì scorso abbiamo incontrato Fratel Biagio, fondatore della “Missione di Speranza e Carità”.


Quest'esperienza mi ha colpito profondamente.
Premetto che nella mia vita non ho mai avuto incontri di questo genere.
Ho sempre vissuto una vita “agiata". Dalla vita ho avuto tutto e non mi è mai mancato nulla.
Fratel Biagio era un ragazzo nelle nostre stesse condizioni.
Infatti anche lui, come me e tanti miei coetanei, pensava a uscire e divertirsi oppure ad essere vestito alla moda. Eppure un giorno la sua vita è cambiata. Ha sentito la chiamata del Signore e ha iniziato la sua attività. La cosa che mi ha impressionato di più è stata la gioia di vivere trasmessa da Fratel Biagio. Egli aveva tutto, ma vi ha rinunciato per seguire la sua "vocazione".
Dopo alcuni anni vissuti da eremita, ha vissuto a stretto contatto con i senza fissa dimora.
Successivamente, senza l'aiuto di nessuna istituzione ma con l'appoggio di molta “gente comune” e di persone che aveva aiutato, ha trasformato prima il  vecchio disinfettatoio della città di Palermo e poi una caserma abbandonata in due centri d'accoglienza per le persone più bisognose e emarginate, sia italiane che straniere.
Oggi tutte queste persone, grazie al suo aiuto, hanno un letto dove dormire e un pasto caldo. A tanti di loro viene inoltre offerta l'opportunità di apprendere le tecniche di alcuni mestieri manuali, come il panettiere, il falegname, il saldatore, il sarto, in modo da facilitarne un loro futuro inserimento lavorativo.



                Lorenzo

Episodio F (tranne Giorgio)

Ci accorgiamo solo oggi dell`esistenza di un cantiere parallelo al nostro…quello di Giorgio! Sara` l`inizio di una nuova fine? Irene commenta l`ultima frase scritta dicendo: “Perche`?” Potremmo rispondere alla domanda di Irene con uno scontato “Perche` no?” ma non lo faremo...ci basta farvi notare che la seconda frase di questo post non c`entra nulla con la prima.

Bene, ecco l`elenco delle situazioni in cui ci siamo accorti (non sempre dall`inizio) dell`assenza di Giorgio:

- gita sul Danubio (prendiamo tutti la stessa barca per l’escursione...tranne Giorgio che sale sulla seconda insieme ad alcuni bulgari conosciuti poco prima. Il radiatore della stessa pero` decide di esplodere...tra l`altro spalmandogli un misto di acqua ed olio caldi sulla schiena...e quindi, ignari, facciamo il bagno e la merenda senza di lui)

- salita al campanile della chiesa di Malchika (ci arrampichiamo tutti sulle ripidissime ed a tratti disconnesse scale che arrivano fino in cima. Rimaniamo a vedere il tramonto tutti insieme e facciamo anche la foto...ma...no! Giorgio non c`e`! E` rimasto giu`! Vabbe`! Tranne Giorgio...c`eravamo tutti!)

- gita a Tarnovo (siamo tutti sul pulmino...tranne Giorgio che e` sull`auto che ci segue in compagnia di alcuni nostri amici bulgari)

- torretta di Tarnovo (saliamo su una delle torrette della fortezza in cui abitava il re durante il secondo regno bulgaro: una volta in cima facciamo anche la foto. Ci siamo proprio tutti!...tranne Giorgio che ha deciso di non salire...)

- cena a Tarnovo (parte una delle tante discussioni: ci siamo tutti...tranne Giorgio che e` in bagno)

- pranzo con i bambini di Zgalevo (ci riroviamo tutti nel salone polifunzionale che usiamo anche come mensa. Ci ritroviamo tutti...proprio tutti...ma tutti tutti...tranne Giorgio che sta mangiando in compagnia di padre Remo visto che dovra` salire sul pulmino che riportera` i bambini a Zgalevo e necessita di finire velocemente il pasto)

Osservate le foto seguenti e cercate di comprendere la dualita` che le unisce. Cercate anche di individuare quali si riferiscono al secondo cantiere e quali no...



Tutti... tranne Giorgio


...Giorgio

Torretta di Tarnovo - tutti... tranne Giorgio


Torretta di Tarnovo - nessuno...tranne Giorgio


Campanile di Malchika - tutti...tranne Giorgio


Giorgio... si accettano ipotesi sulla situazione


Figurina Giorgio Ciccioli - album calciatori Panini 2011-12

P.S.: tra l`altro Giorgio, mangiando insieme a padre Remo, gli ha rubato anche la pizza...

i bulgari

La vita é una: sfondala!!!



Così disse Igor al termine della terza giornata di Summer School, tra un sorso di un fantastico menta e limone cocktail e una fumata di narghilé. Una serata che doveva essere all’insegna di puro divertimento si è trasformata in un mare di riflessioni. Ci siamo interrogati sulle motivazioni che ci hanno spinto a partire per una meta non proprio turistica (la città di Zarqa), con compagni di viaggio dei quali conoscevamo solo il nome o poco più, sapendo di dover dormire nel sacco a pelo e rinunciando del tutto o in parte alle tanto sospirate vacanze estive. Certo l’esperienza della Summer School con gli adolescenti é bellissima: balli, canti, teatro, lavori manuali, corso di italiano sono divertentissimi ma tutto ciò comporta anche un po’ di fatica a partire dal caldo alla sveglia presto, dal trovare ogni giorno nuovi giochi o nuovi balli al cercare di farci comprendere quando anche l’inglese non basta. Quindi perché siamo partiti?
Perché partire è viaggio e avventura e perché le crociere sono noiose .
Perché siamo giovani e pieni di energia e non ci sarebbe momento migliore per farlo.
Perché in fondo le cose che non conosciamo sono quelle che suscitano in noi maggiore curiosità e ci caricano di maggiore entusiasmo.
Perché mettersi in gioco comporta un rischio, ma senza rischio dove sarebbe il divertimento e la soddisfazione?
Perché anche le delusioni e gli errori ci faranno crescere.
Perché superare i nostri limiti porta a conoscere meglio noi stessi e gli altri.
Perché possiamo fare qualcosa di utile per gli altri.
Perché sicuramente riceveremo e stiamo ricevendo molto più di quanto abbiamo dato e stiamo dando.
Perché potremo condividere la nostra esperienza con i nostri familiari ed amici, anche se alcuni di loro potranno non capire o non condividere la nostra scelta un pochino folle.
Perché la vita è una e quindi dobbiamo…SFONDARLA!!!

Bye

domenica 7 agosto 2011

Naso rosso da Don Bosco

4/08/2011

Armati di matite e colori
siamo andati a rallegrare gli umori;
pagliacci coi volti decorati
cantando e ballando tutti colorati
tra palle, birilli e fucili artigianali
i bimbi sono stati eccezionali.
Niente urla, marachelle e maleducazione
tutto han fatto con ordine e precisione;
nulla han dato per scontato
perché sempre han ringraziato
con un Sawadee ci hanno salutato
e una cosa ci hanno insegnato:
basta poco per star bene
purché si faccia tutto assieme.

(notare il chiasmo alle righe 9-10)


naso rosso, non per il raffreddore

sabato 6 agosto 2011

Un libro per Kindu



Cari lettori del nostro blog,

non so esattamente quanti siate e con quale frequenza ci leggiate, ma Sergio dice che abbiamo un nutrito gruppo di affezionati. Con questo post vorrei inaugurare un appuntamento fisso, una sorta di rubrica. Ma cominciamo dall’inizio…
Di me probabilmente sapete poco, a meno che non siate tra la schiera dei fortunati o sfortunati (dipende dai punti di vista…) che mi conoscono! Sapete poco perché fino ad oggi ho scritto poco. E più importante, sapete poco del luogo in cui mi trovo a svolgere il mio anno di Servizio Civile: Kindu, Repubblica Democratica del Congo. Allora forse è meglio cominciare da ancora prima…

A otto anni dalla fine della guerra, la Repubblica Democratica del Congo si trova ancora in una situazione di grave crisi politica, economica e sociale. La maggior parte della popolazione vive di espedienti nell’impossibilità di far affidamento sui servizi che uno Stato dovrebbe garantire ai suoi cittadini. A tutt’oggi resta in vigore l’articolo 15 della Costituzione (che in realtà ne conta solo 14) ironicamente aggiunto dai congolesi stessi: “Débrouillez-vous!”, “Arrangiatevi!”.
Le conseguenze del regime cleptocratico di Mobuto e della guerra di spoliazione, che ha visto coinvolti i confinanti paesi africani e le potenze occidentali per il tramite delle multinazionali, sono ancora evidenti. La popolazione congolese ha subito due volte gli effetti del saccheggio vorace della propria terra: a livello materiale perdendo ogni diritto sulle proprie ricchezze che avrebbero potuto renderlo ampiamente autosufficiente e che avrebbero potuto garantirgli uno standard di vita dignitoso. A livello psicologico e morale abbattendo la frontiera tra lecito e illecito, banalizzando in un reiterarsi quotidiano l’ingiustizia e la corruzione e spegnendo lentamente le coscienze con l’arma della repressione.
Nelle regioni orientali del Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri perdurano gli scontri tra esercito regolare e gruppi ribelli facenti capo agli interessi di potenze interne, esterne e sovranazionali, che determinano una permanente situazione di instabilità politica. La popolazione locale soffre le devastanti conseguenze e neppure la missione ONU per il mantenimento della pace nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO) riesce a tener fede al suo mandato di protezione dei civili. La violenza carnale continua ad essere usata in maniera intimidatoria nei confronti della popolazione come un’arma di lotta sia dai ribelli che dall’esercito congolese. Si stima che il numero delle vittime di questo genere di abusi durante lo scorso anno sia notevolmente superiore agli 11mila ufficializzati dalle Nazioni Unite.
A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, che sono previste per il novembre di quest’anno, le associazioni in difesa dei diritti umani temono il ricorso eccessivo alla violenza, ad arresti e detenzioni arbitrarie e a sparizioni forzate. Gli arresti arbitrari di giornalisti e dirigenti dell’opposizione, la repressione delle manifestazioni politiche pacifiche e le minacce di morte contro i difensori dei diritti umani che sono state segnalate a partire da gennaio 2011 sollevano numerosi dubbi sulla possibilità di un democratico svolgimento delle elezioni. Il tentativo di attentato alla residenza del Presidente Kabila a Kinshasa, avvenuto nel mese di febbraio 2011, ha sicuramente alimentato il clima di repressione e controllo sulla popolazione e sui gruppi di opposizione politica.
Per quel che riguarda la regione del Maniema, la situazione che si percepisce a Kindu è di relativa tranquillità. Le conseguenze degli otto anni di guerra e l’inefficienza dello Stato sono evidenti a livello materiale nella carenza e nell’abbandono delle infrastrutture. Il livello di povertà della popolazione è elevato ma, grazie alla rigogliosa natura che fornisce sufficiente quantità di manioca (alimento base della dieta) e alla relativa situazione di sicurezza, la miseria non esplode evidente come nelle zone più urbanizzate. Ciò nonostante le difficoltà economiche e l’alto tasso di disoccupazione ostacolano la possibilità di accesso alle strutture sanitarie e scolastiche.


Dopo questa brevissima panoramica su un paese che è otto volte l’Italia e per la comprensione del quale si dovrebbero produrre pagine su pagine, vi riporto a un livello “micro”, quello di Kindu. Prima della partenza e in occasione dei due rientri che ho effettuato in Italia sono stata assalita dal panico per due ragioni: la prima molto banalmente e molto umanamente è quella del cibo. Per cui con la mia socia abbiamo infilato in valigia tutto ciò che ci è mancato durante i mesi a Kindu, dedicando tempo ed energia a impacchettare, sigillare e poi spacchettare e immagazzinare grandi quantità di cibo irreperibile a Kindu. La seconda, in un qual modo collegata alla prima perché sempre di alimenti si tratta, anche se di alimenti per la fantasia, è quella dei libri. Mi ricordo in fase di selezione quando chiesi ingenuamente: “Ci sono biblioteche e librerie a Kindu, vero?”. Potete immaginare la risposta…. Ovviamente a Kindu non ci sono né librerie, né biblioteche e così oltre al cibo nelle mie valige hanno trovato spazio anche molti libri. Ho già affrontato la realtà e so che prima o poi rimarrò a corto di letture, ma so anche che potrò contare sulla solidarietà degli altri espatriati con i quali si è avviato un pratico sistema di scambio di letture.
E a questo punto posso riprendere il discorso interrotto all’inizio del post: l’appuntamento fisso…. Da Kindu mi impegno a inviare recensioni sui libri che ho letto, leggo e leggerò durante questo periodo di Servizio Civile. Per il momento ognuno dei libri che ho letto, a prescindere dal contenuto e dalla tipologia, si è rivelato utile alla comprensione del mondo che mi circonda, mi ha fornito spunti di riflessione e mi ha aiutato a comporre i pezzi di una realtà altra da me. Senza le mie letture tutto ciò che vedo, sento, tutti i rumori, gli odori, i colori e i volti che mi circondano avrebbero perso parte del loro senso. E naturalmente mi chiedo: “Se non ci fosse stata letteratura, narrazione, fantasia nella mia vita, nella mia crescita, nella mia educazione, come sarei adesso?”. Certo la tradizione della narrazione orale è forte e vivissima qua a Kindu, ma quel luogo di riflessione, quello spazio speciale e riservato che si crea quando ci si immerge nella lettura e che stimola potentemente l’individuale capacità di analisi soffre se privato del supporto cartaceo. E così, metà per gioco e metà sul serio, lancio una sfida ai lettori del blog…. Per ogni libro recensito in cui vi ritroverete, che avete letto o del quale magari vi hanno parlato o che vi verrà voglia di leggere, provate a immaginare di non poter andare nella prima libreria vicina ad acquistarne una copia. Provate a immaginare la mancanza totale di accesso a un testo scritto, che non sia una fotocopia accartocciata e arruffata passata di mano in mano. E provate a pensare ai costi di un libro di testo…..dunque se Sergio ha ragione ci dovremmo aggirare attorno ai 20.000 accessi. Ce la facciamo a raccogliere qualche libro per Kindu? ... Ok, comincio io...

Ah! … PASSATE PAROLA …

Olivia



Per sostenere il progetto di raccolta fondi per l’acquisto di materiale librario destinato a riempire gli scaffali della futura biblioteca di Kindu, visitate la pagina:

dona ora con la tua carta di credito

Di seguito le altre modalità per effettuare la vostra donazione:

- conto corrente postale n. 13576228 intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS
- conto corrente bancario presso l'ag. 1 di Milano del Credito Artigiano e intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS IBAN IT16 P 03512 01602 000000000578
- Tramite carte di credito donazione telefonica: chiamando il numero 02.76.037.324 in orari di ufficio (orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30 e il venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30)

SANTA CLAUS IS COMING TO THAI

02/08/2554 (anno thai)

Quanta delusione abbiamo provato quando ci hanno detto che Santa Claus non esiste? Quanto abbiamo cercato di smentire i disillusi?

Ebbene avevamo ragione! Santa Claus esiste! Esiste davvero!

Ed è un bambino dagli occhi di un nero profondo ed una risata travolgente.

Piccoli aiutanti di Babbo Natale

E come il più famoso portatore di regali anche lui ci ha donato qualcosa di molto speciale.

Assieme a lui tutti i bambini con disabilità del Camillian Centre. Ognuno ha mostrato la sua forza, la voglia di vivere, di farcela oltre tutto. E ci si accorge di quanto tutto può essere vissuto anche come un dono, una risorsa per crescere, andare avanti con il sorriso che ti illumina gli occhi.

Essere felici per la faccia sporca di borotalco e le mani di tempera, felici di condividere un tappetino blu per la fisioterapia (e picchiare –scherzosamente- Matteo per far ridere Santa Claus). Felici perché ci si confronta con i propri limiti e si creano opportunità.

Santa Claus

Queste e tante, ma tante davvero, altre cose ci portiamo nel cuore.

PER ASPERA AD ASTRA

giovedì 4 agosto 2011

La strada


Abbiamo girato insieme
e ascoltato le voci dei matti
incontrato la gente più strana
e imbarcato compagni di viaggio..
Modena City Ramblers

PAESE CHE VAI...


12 ore, 4 stati, 2 continenti…sembra l’itinerario per un tour intorno al mondo e invece vi stiamo semplicemente raccontando le tappe del nostro viaggio verso l’avventura Giordana. Chi avrebbe mai pensato di fare un salto in Lettonia per raggiungere il magico Medio Oriente? Ebbene si...il nostro volo ha preso proprio una brutta Riga! Dopo aver sorvolato le immense pinete del Nord Europa ed aver fatto un giretto per Beirut ed Amman eccoci finalmente arrivati nella desertica Zarqa.

Sapevamo che l’acqua poteva essere un problema ma non potevamo ancora immaginare fino a che punto.
Zarqa ci ha riservato fin dall’inizio moltissime sorprese tra le quali non potremo dimenticare quella annunciata dall’urlo di Paola “Siamo nella m…a!”. Immaginatevi durante un tranquillo pranzetto domenicale a base di pasta e di veder avanzare verso di voi un’onda anomala dall’ insolito colore e odore…che cosa avreste fatto? Noi ce la siamo data a gambe levate, lasciando il pranzo a metà e i bicchieri ancora pieni di Pepsi.
Insomma l’acqua non c’è mai e quando c’è, esce dai buchi sbagliati.
Ma non siamo i soli a dover affrontare queste avventure…al nostro fianco, o meglio sotto i nostri piedi e sulle nostre gambe, ci sono i nostri nuovi amici Scarafaggi – Bagarozzi!

Ma non pensate che la Giordania sia solo questa: lo scoprirete nei prossimi post!
Bye!

Thailandia, un inizio a fiori


Takua Pa, 1° agosto 2011
Partire, stare e tornare... ma prima di tutto arrivare, e arrivare in punta di piedi, con gli occhi sgranati per la curiosità e il cuore pieno di aspettative. Arrivare, e per una volta non risparmiare nulla, nè un sorriso nè ogni altro gesto a chi ti accoglie e si prende cura di te.

Di fronte al sole del tramonto sull’oceano di Takua Pa, al nostro arrivo in Thailandia, spontanea e totale è la gratitudine per il lungo viaggio fatto, bello e intenso quanto la meta raggiunta, anzi di più perché condiviso con compagni di viaggio che sembrano il dono perfetto della Provvidenza nella tua vita. Arrivare e pian piano sentire come familiare ogni passo che fai, i luoghi e i volti che pian piano inizi a distinguere; arrivare per dire: “Ecco, io sono qui, pronto anche a sbagliare e ad imparare, pronto a guardarmi davvero e a ricominciare, pronto a cogliere negli altri quello che mi manca e a condividere quello che ho!".

E il tutto suggellarlo con fiori bianchi in un germoglio di cocco, simbolo dell’inizio di un’avventura che si presenta meravigliosa!



Gruppo Thai

mercoledì 3 agosto 2011

Piccoli

Quando sono partita per questo cantiere avevo un sacco di domande… come sarà? Il mio aiuto potrà servire? Ma soprattutto, questa esperienza mi aiuterà ad approfondire una realtà di cui ho letto nei libri o sentito raccontare ma che non ho mai toccato con mani?


Adesso che mi trovo qui, dopo una settimana stando a contatto con dei bambini in un asilo nido, ho potuto verificare come sia difficile instaurare dei rapporti con loro perché sono abituati a vedere ogni giorno persone nuove, volontari che cambiano continuamente, e tendono a non fidarsi o a metterti alla prova per vedere quando tu adulto sia autoritario e imponi loro delle regole.


Nonostante questo, c’è la soddisfazione di vedere che questi piccolini, con un loro sorriso o una semplice carezza, ti riempiono il cuore di gioia, e ti rincorrono per non farti andare via una volta terminato il servizio.

                                                          
Deborah