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lunedì 26 settembre 2011

Lossapevate???


Già, come diceva Vulvia, l'immortale presentatrice di Rieducational Channel interpretata dal grande Corrado Guzzanti, Lossapevate???

I luoghi comuni si sa, abbondano sempre, e quindi sono poco utili eventuali commenti a questo post che sciorinino frasi fatte del tipo gli esami non finiscono mai, non si finisce mai di imparare, le lingue sono importanti e via dicendo.

Già, proprio le lingue. Effettivamente nell'era della comunicazione globale, di internet e dei viaggi istantanei c'è il rischio, come diceva Totò, che le lingue si ingarbuglino. Per questo è importante studiare l'inglese, che molti dicono è il latino della nostra epoca, ma anche le altre lingue post-coloniali come francese e spagnolo, o quelle più esotiche come arabo, russo, cinese, giapponese e chi più ne ha più ne metta.

Prima di tutto ciò però, vi consiglio di andare a rivedere l'italiano, adesso che io lo devo fare per preparare le lezioni della lingua di Dante qui in Giordania come parte del mio Servizio Civile. E quali incredibili segreti che si scoprono, regole grammaticali di cui ignoravo totalmente l'esistenza, e che infatti spesso violavo con la stessa sistematicità con cui i nostri governanti violano i codici della giustizia e del pudore.

Adesso senza fare un lungo elenco delle strabilianti regole della lingua italiana in cui mi sono imbattuto, invito ad alzare la mano chi di voi sa rispondere a questa domanda, ovviamente senza leggere la soluzione al quesito che riporto sotto:

In che occasione si usa l'articolo indeterminativo maschile "Un" e in quale l'altro indeterminativo maschile "Uno"????

..............................

.......................................

....................................

Non ne avete alcuna idea, vero???

Ecco la Risposta:

Si usa "Uno" in quattro occasioni:

A) Quando il sostantivo specificato dall'articolo comincia con s+consonante. (Es. Uno studente).

B) Quando il sostantivo specificato comincia con z. (Es. Uno zaino).

C) Quando il sostantivo specificato comincia con p+s. (Es. Uno psicologo).

D) Quando il sostantivo specificato comincia con y. (Es. Uno yoghurt, o anche uno Yuri, se volete degradarmi al ruolo di oggetto).

Nelle restanti situazioni, si usa "Un"

E adesso provate a dirmi che lossapevate.

giovedì 8 settembre 2011

L'estate di Myrella


Per me che non ci sono (ancora) stato, il Sudamerica è fatto di istantanee prese tutte dal mio immaginario, nutrito da letture, film, racconti e magari qualche stereotipo. Mi viene in mente la lunga serie di intrepidi rivoluzionari di cui Guevara è solo il rappresentante più famoso, la stoica resistenza delle popolazioni indigene, l'esplosività di colori, suoni e danze, la fantasia nel calcio rappresentata al massimo dall'argentino Pibe de Oro che deliziò Napoli e il mondo con le sue giocate divine.

Ma da adesso, il continente reaparecido mi farà venire in mente anche qualcos'altro, ovvero il viso di una ragazza dolce che ho avuto la fortuna di conoscere qui ad Amman, precisamente nella prigione femminile della capitale giordana. La sua storia è stata già raccontata un paio di anni fa da Sara, una vecchia serviziocivilista qui in Giordania, ma vale la pena di ripeterla.

Myrella nel suo Perù assistette al fallimento della panetteria di famiglia, che stava costando la casa in odore di pegnoramento e allora con l'incoscenza tipica della sua età decise di accettare la proposta di un narcotrafficante di trasportare in Giordania ovuli di droga ingerendoli prima di salire sull'aereo. Purtroppo la cosa non andò bene, ed esplose un ovulo dentro il suo stomaco, portandola quasi alla morte. I dottori riuscirono a salvarla giusto in tempo, ma al risveglio trovò oltre cinque anni di galera da scontare a migliaia di chilometri di distanza da casa sua.

Myrella è uscita il 21 giugno, il giorno in cui entra l'estate, e allegoricamente è cominciata anche l'estate della sua esistenza, libera finalmente dal debito da pagare. Quando siamo andati a trovarla è stato molto emozionante, poterla vedere dal vivo e non attraverso un vetro, e anche il suo sorriso aveva preso una luce nuova, o forse era solo la luce del sole che finalmente le irradiava il viso dopo tanti anni di oscurità.

Come lei ce ne sono altre che visito settimanalmente, ma di nessuna avrò la fortuna di vederle dal vivo come lei, perchè tutte hanno una pena che terminerà quando il mio servizio civile sarà già finito da tempo, e vedrò questo anno come una cosa passata ma sicuro le sensazioni che loro e Myrella mi hanno dato saranno ancora vive dentro di me.

mercoledì 17 agosto 2011

TUTTI ALLA SUMMER SCHOOL 2!!!


FURETTO – Così abbiamo soprannominato con affetto il nostro amico Nawras per i suoi occhietti piccoli e vispi. E’ in grado di contagiare tutti con la sua spensieratezza, le sue battute, la sua allegria senza mai perdere il suo fascino, la maggior parte del quale si deve alla sua pettinatura, ottenuta con chili e chili del migliore gel della Giordania.

THE DANCER – Siamo stati fortunati ad avere all’interno della nostra scuola il miglior ballerino di Zarqa ovvero Shadi…non si perde neanche un ballo e conosce a menadito tutti i passi di ogni singola coreografia. Grazie a lui abbiamo imparato un sacco di balli e conosciamo tutti i gesti che accompagnano le canzoni dei ragazzi. Come potete notare dalla foto , la sua bellezza indiscussa fa impazzire le ragazzine nonostante tutti questi balli lo trasformino piano piano da re della pista da ballo a re dell’ascella pezzata.

O ZAMPOGNARO – L’uomo con la musica nel sangue, Odei, ha deliziato le nostre mattinate con il “dolce suono” della sua zampogna.
Oltre alla sua professione principale, il suonatore di zampogna , svolge il ruolo di capo Scout e si è appena laureato in Finanza. Un ragazzo apparentemente distaccato e un po’ freddino è riuscito a fare amicizia con noi piano piano e alla fine ci ha anche invitato alla sua festa di laurea in stile giordano, dimostrandosi molto gentile ed educato. Quindi mai fermarsi alla prima impressione…

ABU PONTE – In arabo Abu Jiser, che significa letteralmente “padre del ponte” è un uomo misterioso, di poche parole e che veste sempre in tenuta mimetica. Come primo impatto può essere scambiato per un militante di Al Qaeda ma in realtà abbiamo scoperto che è in attesa di fare domanda per arruolarsi nell’esercito e quindi abbiamo dedotto che il suo look rappresenta un rito porta fortuna. Ma guardate la foto…non subite il fascino dell’uomo in divisa?

RAYDA – Per lei non abbiamo trovato un soprannome o aneddoti particolari…vi dico solo che è la persona più dolce del mondo e ci ha accompagnato nella nostra avventura giordana. Con la sua gentilezza, la sua pazienza e il suo sorriso ha portato un tocco di classe all’interno della summer school. Ci dispiace solo non essere stati più tempo ma la Gmg a Madrid la sta aspettando…quindi Good Luck Rayda.

TUTTI ALLA SUMMER SCHOOL!!!

La mattina delle prime due settimane della nostra avventura qui in Giordania é occupata dalla Summer School con i ragazzi di Zarqa e vogliamo descrivervela attraverso i suoi personaggi principali:

“La Shakira de Zarqa” ovvero Dana è la nostra coreografa di fiducia oltre ad essere la responsabile del laboratorio di teatro. Non c’è coreografia che non sappia o che non sappia imparare. Con lei abbiamo imparato tutti i canti e balli di questa edizione della Summer School oltre alla danza tipica giordana. Siamo anche riusciti ad insegnare alcuni dei nostri balli che hanno avuto un grande successo.

Isa ha l’animazione nel sangue…al grido di “jahizin” tutti si mettono sull’attenti pronti ad iniziare un nuovo gioco. Ogni giorno due di noi lo affiancavano ed è stato sorprendente scoprire che alcuni giochi sono di moda anche qui a Zarqa. Altri invece, pietre miliari dei nostri oratori estivi, sono a loro sconosciuti…ma grazie al nostro fantastico inglese  alcuni giochi sono diventati richiestissimi.
E la cosa bella é stato vedere la partecipazione di tutti i ragazzi, nessuno escluso.

Jacqueline “Il boss dei rosari” è la direttrice della migliore scuola di rosari della Giordania. Tutti la temono ma nessuno può resisterle perché detiene l’ingrediente segreto per un rosario fatto in casa.
Scherzi a parte, é stato divertente imparare da lei e vederla impazzire per gli scooby-doo, oggetto mai visto e diventato subito un accessorio trendy anche tra i ragazzi.

Nur…una donna di grande cultura …Non a caso è la responsabile del laboratorio di cultura. Insieme a lei abbiamo organizzato diverse attività: dalle lezioni di italiano alla lettura della mano, dall’insegnamento di “Fra Martino Campanaro” alle riflessioni sul tema dell’incontro con gli altri.
Quante risate nel vedere i ragazzi provare e riprovare a pronunciare “ciao, come stai, buongiorno…”. Anche noi li abbiamo fatti ridere con il nostro arabo improvvisato “chucran, mar-salame,…”

lunedì 8 agosto 2011

La vita é una: sfondala!!!



Così disse Igor al termine della terza giornata di Summer School, tra un sorso di un fantastico menta e limone cocktail e una fumata di narghilé. Una serata che doveva essere all’insegna di puro divertimento si è trasformata in un mare di riflessioni. Ci siamo interrogati sulle motivazioni che ci hanno spinto a partire per una meta non proprio turistica (la città di Zarqa), con compagni di viaggio dei quali conoscevamo solo il nome o poco più, sapendo di dover dormire nel sacco a pelo e rinunciando del tutto o in parte alle tanto sospirate vacanze estive. Certo l’esperienza della Summer School con gli adolescenti é bellissima: balli, canti, teatro, lavori manuali, corso di italiano sono divertentissimi ma tutto ciò comporta anche un po’ di fatica a partire dal caldo alla sveglia presto, dal trovare ogni giorno nuovi giochi o nuovi balli al cercare di farci comprendere quando anche l’inglese non basta. Quindi perché siamo partiti?
Perché partire è viaggio e avventura e perché le crociere sono noiose .
Perché siamo giovani e pieni di energia e non ci sarebbe momento migliore per farlo.
Perché in fondo le cose che non conosciamo sono quelle che suscitano in noi maggiore curiosità e ci caricano di maggiore entusiasmo.
Perché mettersi in gioco comporta un rischio, ma senza rischio dove sarebbe il divertimento e la soddisfazione?
Perché anche le delusioni e gli errori ci faranno crescere.
Perché superare i nostri limiti porta a conoscere meglio noi stessi e gli altri.
Perché possiamo fare qualcosa di utile per gli altri.
Perché sicuramente riceveremo e stiamo ricevendo molto più di quanto abbiamo dato e stiamo dando.
Perché potremo condividere la nostra esperienza con i nostri familiari ed amici, anche se alcuni di loro potranno non capire o non condividere la nostra scelta un pochino folle.
Perché la vita è una e quindi dobbiamo…SFONDARLA!!!

Bye

giovedì 4 agosto 2011

PAESE CHE VAI...


12 ore, 4 stati, 2 continenti…sembra l’itinerario per un tour intorno al mondo e invece vi stiamo semplicemente raccontando le tappe del nostro viaggio verso l’avventura Giordana. Chi avrebbe mai pensato di fare un salto in Lettonia per raggiungere il magico Medio Oriente? Ebbene si...il nostro volo ha preso proprio una brutta Riga! Dopo aver sorvolato le immense pinete del Nord Europa ed aver fatto un giretto per Beirut ed Amman eccoci finalmente arrivati nella desertica Zarqa.

Sapevamo che l’acqua poteva essere un problema ma non potevamo ancora immaginare fino a che punto.
Zarqa ci ha riservato fin dall’inizio moltissime sorprese tra le quali non potremo dimenticare quella annunciata dall’urlo di Paola “Siamo nella m…a!”. Immaginatevi durante un tranquillo pranzetto domenicale a base di pasta e di veder avanzare verso di voi un’onda anomala dall’ insolito colore e odore…che cosa avreste fatto? Noi ce la siamo data a gambe levate, lasciando il pranzo a metà e i bicchieri ancora pieni di Pepsi.
Insomma l’acqua non c’è mai e quando c’è, esce dai buchi sbagliati.
Ma non siamo i soli a dover affrontare queste avventure…al nostro fianco, o meglio sotto i nostri piedi e sulle nostre gambe, ci sono i nostri nuovi amici Scarafaggi – Bagarozzi!

Ma non pensate che la Giordania sia solo questa: lo scoprirete nei prossimi post!
Bye!

lunedì 18 luglio 2011

Where is Mr Brown??

Sulle tracce di una riconoscibilissima e facilmente identificabile SCErvellata giordana...



"Al mercato di Abdali"


"In fila per il taxi"


"Paola and the King"


"Snorkeling! Diving! Nuoting!"


"No, non è una sosia!"





sabato 25 giugno 2011

Liberi tutti


Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame...
Faber

Parafrasando Shakespaere potrei dire che per me il cinema è fatto dello stesso materiale di cui sono fatti i sogni. é grazie ai film che mi sono immedesimato nelle storie più disparate, è sempre grazie a loro che ho visto e rielaborato immagini in cui venivano ritratte le situazioni più disparate. Una di queste immagini che mi ha sempre colpito ritrae la conversazione fra un carcerato e un suo parente o amico, attraverso un vetro che impedisce i contatti, con l'ausilio di un telefono che collega le due parti.

Quando mi sono ritrovato nella stessa situazione qui in Giordania, durante la mia attività di visita ai carcerati all'interno del progetto di servizio civile, la sensazione di dejà vu è stata fortissima, come ritrovarmi all'improvviso nei panni di qualche attore hollywoodiano...

C'è però una diversa immaginazione dell'universo carcere non ricavata dal cinema ma bensì spesso dai mass media che vuole la persona incarcerata come essenzialmente maligna, antisociale, qualcuno che sia bene chiudere per sempre lontano da tutti noi, e che fa invocare certezza di pene infinite, e spesso rimpiangere anche antiche pene capitali.

Ebbene dopo i mesi che ho passato qui, e soprattutto i martedì in cui le mattinate spesso se ne vanno attendendo il momento di poter accedere al parlatorio, posso dire di aver incontrato persone ben diverse da questi clichè, i cui occhi impauriti, le continue domande sulle nostre corrispondenze con le loro famiglie lontane, gli affannati conti alla rovescia e le loro storie sfortunate mi hanno consegnato ricordi che porterò per sempre con me. Memorie di una umanità dolente, spesso defraudata dei più elementari diritti e spinta a tentativi di imprese illegali spesso finite male, molto, troppo male. Spero che il tempo voli davvero, per ognuno di loro...


La giustizia è come una ragnatela: Gli insetti più piccoli vi rimangono impigliati, ma quelli più grandi la evitano, bucandola
Solone

mercoledì 4 maggio 2011

Storia di un automezzo o di una mezza auto!

Torna l'appuntamento con il prestigioso "Jordan Caritas Ambrosiana Picture Festival"!
Il tema di questo terzo mese è: "Metà mezzi, metà trasporti! Viaggio alla scoperta dei veicoli in Giordania!!".
Questa volta, però, il festival si apre con una novità assoluta, si tratta di un nuovo contest:
"Dai il titolo alla picture"!
Come partecipare: è semplicissimo! I partecipanti devono scegliere la foto che intendono votare e darle un titolo!
I premi questa volta sono tre, dal momento che saranno premiate tre categorie:
- il titolo più divertente
- il titolo più banale
- il titolo più obbrobrioso

I titoli saranno esaminati e valutati da una giuria appositamente nominata per l'occasione.
E i premi? Bè, sorpresa!!
Intanto, ecco le foto del mese:

Numero uno


Numero due


Numero tre



Mi raccomando, scervellatevi!!! E ancora...scervellatevi!!

martedì 3 maggio 2011

Hanno ucciso l'uomo nero


Capimmo che era successo qualcosa di grosso quando vedemmo che il baseball si era fermato. Santi numi, addirittura il baseball. E certo, c'è da festeggiare, tutti in piazza a sgolarsi e darsi il cinque, manco avessero vinto i mondiali con rigore finale di Grosso.

Il Presidente un pò nero annunciava in un tripudio di tromboni che il mondo era diventato un posto migliore. Lui sì, che stava tenendo alto il nome della pace di cui lo avevano insignito del nobel. Disseminava pace che sembrava un contadino alle prese con la semina, Libia, Afghanistan, Pakistan...

Questa volta si era davvero superato, aveva ucciso il mostro finale, quello che noi poveri comuni mortali nei videogiochi non riuscivamo mai a superare, fino a quando ci stancavamo e passavamo appresso. Bhe sì, non è stato tutto rose e fiori. Qualche effetto collaterale ci è stato. In questo però li capisco, è come con gli effetti collaterali dei medicinali, non so voi ma io non guardo mai il foglietto illustrativo, se devo prendermi una pillola per farmi scendere la febbre non voglio sapere che posso rischiare la paralisi, infarti, ictus, e quant'altro.

Loro fecero un pò così, sul foglietto illustrativo della guerra al terrorismo c'erano alcune piccole controindicazioni, qualche centinaio di migliaio di civili uccisi, un numero di soldati americani morti più che doppio rispetto alle vittime dell'11/9, miliardi di dollari sottratti ai servizi per i cittadini americani. Mi sa che il foglietto lo buttarono proprio, neanche lo lasciarono nella scatola.

E da noi? ma sì, festeggiammo un pò anche quì, certo non fermammo il calcio, anche perchè la squadra del Presidente un pò alto stava per vincere il campionato, ma certo lui e i suoi amici esultarono anch'essi, e già che ci fummo esultò anche l'opposizione molto poco opposta, ma c'era da capirli, non è che di solito avessero molto da esultare.

C'erano poi i soliti guastafeste, quelli che rompono i coglioni anche nei momenti di giubilo. Qualcuno tentò di far notare che non si dovrebbe mai esultare per la morte di qualcuno, altri ricordarono che il terrorismo viene alimentato dalle varie missioni di pace in Iraq, Afghanistan etc etc molto più che dai farneticanti deliri dello sceicco che aveva perso il comando di al-qaeda ormai da tempo immemore. Che poi la stessa al-qaeda, a quanto dicevano gli analisti della CIA (non propriamente dei sabotatori comunisti) era ormai diventata una organizzazione parcellizzata in minuscole cellule, e quindi schiacciando la testa di serpente (?) non ci sarebbe stato nessun effetto domino, come invece tutti annunciavano fregandosi le mani. Viceversa, altri barbari attentati come quelli di Madrid, Londra, Bali, Marrakesch sarebbero da questo momento stati più probabili. Altri ancora, cercarono di ricordare quanto contenuto nel foglietto delle controindicazioni, ma era già andato perso da tempo.

Ma poco ce ne importò di costoro, loro che non si vogliono mai unire alla festa, e che a ben vedere portano pure sfiga. Comprammo bandiere e trombe, e via a celebrare.

Com'è che diceva quel tizio? Ah, sì.

Restiamo Umani

venerdì 15 aprile 2011

Restiamo umani /2


"... E mentre che moriva, morendo lui diceva, voi uccidete l'uomo ma non la sua idea ..."

(Canzone popolare dedicata a Giacomo Matteotti)


Un uomo di pace. Questo è stato Vittorio Arrigoni. Aveva scelto con chiarezza da quale parte stare, e l'enorme cordoglio espresso in queste ore dalla popolazione di Gaza ne è la riprova. Aveva scelto strade molto diverse dalla stragarande maggioranza dei ragazzi della sua età, aveva scelto di stare con i bambini e i pescatori di Gaza piuttosto che in qualche luccicante discoteca alla moda.

E come lui in tanti hanno fatto questa scelta, tante organizzazioni presenti nell'inferno di Gaza, una lembo di terra tanto piccolo quanto martoriato. Organizzazione laiche come l'International Solidarity Movement di cui faceva parte, e religiose come Pax Christi e Caritas, sempre in prima linea nell'assistenza alla popolazione civile martoriata dall'occupazione e nella denuncia di quanto avviene laggiù.

Adesso lui non c'è più, e la stampa che lo ha sistematicamente ignorato farà sfoggio della retorica di questi casi per un paio di giorni. Ma per quanto doloroso sia questo momento, forse la cosa più giusta fare al momento non è di pensare alla sua morte, ma alla sua vita, che è di esempio per tutti quelli che rimangono lì a Gaza e per gli altri che, si spera, il suo sacrificio richiamerà.

Addio Vittorio. La terra ti sarà lieve.

Restiamo umani

Restiamo umani


Un uomo di pace. Ecco cosa è Vittorio Arrigoni. Una razza purtroppo in via di estinzione in questi tempi in cui le guerre diventano umanitarie, i disperati che arrivano sulle nostre cose dal Nordafrica brigatisti a cui sparare, le dittature appoggiate fino a che non nuociono ad alti interessi economici, e la violenza un mezzo legittimo per raggiungere qualunque obiettivo.

Chi ha avuto la fortuna di conoscere i suoi scritti attarverso il suo blog o le sue collaborazioni col Manifesto o altri giornali conosce la sua storia e le sue idee, la sua scelta di vivere a Gaza accanto a una delle popolazioni più martoriate del mondo, e di praticare la Resistenza non violenta all'occupazione israeliana.

Ed è proprio quella popolazione di Gaza che in queste ore sta facendo di tutto per liberarlo, dopo che è stato rapito da un gruppo salafita che chiede ad Hamas in cambio del suo rilascio la liberazione di alcuni progionieri. Ne richiedono la liberazione perchè sanno di avere bisogno come il pane di persone come lui, ma non solo loro ne hanno bisogno. Ne hanno bisogno, e sembra un paradosso, anche gli israeliani che cercano soluzioni pacifiche al conflitto, dato che la pace, al contrario di quanto afferma un vecchio detto, si costruisce solo attarverso la pace.

Adesso i grandi giornali italiani si occupano di lui, dopo averlo sistematicamente ignorato quando rispondeva, come potete vedere nel link in fondo alla pagina, agli interventi filo-sionisti di Saviano al convegno "Per la verità, Per Israele". Così come lo ignorarono quando raccontava, unico europeo rimasto sul campo, i bombardamenti israeliani al fosforo bianco durante l'operazione Piombo Fuso del Gennaio 2009, in seguito sottolineati anche dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Adesso invece tutti ne parlano, perchè si sa che la cronaca nera fa più notizia della costruzione della pace.

E non ci si può esimere da chiudere come chiude lui i suoi pezzi, con una invocazione che ahimè non passa mai di moda, e che stavolta non può essere che rivolta ai suoi rapitori.

Restiamo umani.

venerdì 25 marzo 2011

Festival in ufficio!

Rieccoci!
Benvenuti al secondo e attesissimo appuntamento con il "Jordan Caritas Ambrosiana Picture Festival"!!
IL tema di Marzo è "Caritas-Office, Open-Office, Microsoft-Office"!
Ricordo ai magnanimi e cordiali spettatori di votare la foto preferita!



I trettré: Atos, Portos e Aramis


Ma tu vulive 'a pizza, 'a pizza, 'a pizza, cu 'a pummarola 'ncoppa... 'a pizza e niente cchiù!!!



CSI: Miami


Ricordo che votare è semplicissimo: "VOTO" + nome della foto.
Al primo votante in omaggio il "reportone" della Giordania autografato!!
Si dia inizio al voto!

lunedì 21 marzo 2011

Nato il 17 Marzo


Steso sul prato, a prendere il sole. Uno dei primi soli caldi dell'anno, che preannunciano l'esplosiva primavera partenopea. Il corteo era finito da poco, e io mi rilassavo insieme a tanti altri studenti medi sull'erba di Piazza Municipio, prima che i cantieri della metropolitana rendessero tutta la zona un enorme e grigio mostro sventrato. Fu in quella posizione, non certo la più adatta, che mi vidi arrivare addosso la carica della polizia, violentissima e immotivata, dato che i gruppi di "facinorosi" erano molto distanti da noi. E poi urla, lacrimogeni che ti tolgono il respiro, pianti e disperati tentativi di fuga in una piazza da cui nessuno poteva uscire per ordini superiori.
Era il 17 Marzo del 2001. Se penso che sono passati dieci anni mi corre un brivido lungo la schiena. A Napoli c'era il Global Forum, un incontro introduttivo per quello che sarebbe stato il G8 di Genova. E introduzione fu della sospensione dei diritti democratici che si vide per le strade genovesi, che culminò con l'assurdo omicidio di un giovane che ha segnato indelebilmente la mia generazione, come un punto di non ritorno, come risprofondare nelle agghiaccianti vicende vissute trent'anni prima dai nostri padri.

Seduto su una sediolino, a patire il freddo. Il freddo peggiore, quello delle ore immediatamente precedenti l'alba. All'aereoporto di Napoli Capodichino, in attesa di un aereo che mi avrebbe dovuto portare al Cairo per un viaggio di studio di un mese e mezzo, che poi sarebbero diventati tre. Era il 17 Marzo del 2006. Da allora non mi sono più fermato, Dakar, Damasco, Brighton, adesso Amman e dopo chissà. Il battesimo della mia vita nomade, cominciata cinque anni fa e di cui la fine ancora (fortunatamente) non si vede.

Il 17 Marzo del 2011 non è una giornata in cui mi accade qualcosa di particolare. é un giorno come altri di Servizio Civile, di lavoro con orfani, contatti con familiari di detenuti eccetera. Ma non posso fare a meno di notare quanto questo di 17 Marzo discenda da quegli altri due. Quella rabbia adolescenziale, molto ingenua ma anche molto spontanea che mi portava a protestare contro organismi responsabili delle profonde ingiustizie nella distribuzione delle risorse mondiali, è uno dei semi che mi ha spinto a cercare una esperienza come questa del servizio civile. Crescendo si impara a essere più riflessivi, a riconoscere le varie sfumature del bianco e del nero, ma certo non si perde, per chi l'ha avuto in adolescenza, quel senso di inadeguatezza a vedere tanti altri esseri umani soffrire a causa delle profonde sperequazioni economiche che caratterizzano il mondo.
Allo stesso tempo, il viaggio, il vivere in contesti diversi dal proprio non può non essere una componente essenziale di questa esperienza del servizio civile così come di tante altre che ho fatto e che farò. Si, idealmente i primi passi che mi hanno portato a questo 17 Marzo li ho mossi in altri 17 Marzo di altre epoche, lontane e vicine allo stesso momento...

PS. Il 17 Marzo quest'anno è significato anche la festa del 150° anniversario dell'Unità di Italia. Non mi è piaciuta la retorica, ma nonostante giro sempre di più e in Italia ci sto sempre di meno, cinque minuti li ho dedicati anche a un pensiero per quella che è comunque la mia prima casa. E le ho fatto gli auguri dentro di me, con buona pace di leghisti, neoborbonici e affini.

Three is meglio che one!!


In Giordania le giornate si sono allungate,
le file alla cassa del supermercato si sono allungate,
i capelli si sono allungati,
la barba di Yuri pure,
anche i nostri nomi si sono allungati...
Io sono Paola Gabriele Tommaso Pazienti,
Yuri è Yuri Corrado Amedeo Perrotti.

E pensare che non lo sapevo neanche di avere tre nomi! L'abbiamo scoperto compilando alcune scartoffie: si scrive il proprio nome, poi quello del babbo e poi quello del nonno!!
Ok, va bene, mi piace avere tre nomi: three is meglio che one!!! ....ma per le donne non sarebbe stato meglio prendere il nome della madre e della nonna???
Io, per quanto mi riguarda, preferisco Paola MariaTeresa Lina Pazienti...così per evitare equivoci! .....Paola Gabriele Tommaso...è un uomo o una donna? Mah!

domenica 20 marzo 2011

Siamo in guerra

Una due giorni intensa qui ad Amman.
Un lungo meeting ieri, un pò di relax girovagando oggi.
Quando arrivo a casa sarà qualche ora che non vedo le notizie.
Ci risiamo.
Quanto ci hanno messo poco a decidere questa volta.
é solo l'ennesima rincorsa di interessi occidentali travestita da guerra umanitaria?
Era pensabile di lasciare Gheddafi libero di massacrare il suo popolo?
Sarà un altro Iraq?
Il milan ha perso.
La "primavera araba" sta finendo nel peggiore dei modi?
C'è qualcuno della stampa che prova a rispondere a queste domande con onestà senza servire un qualche padrone?
é avanzata la pasta di oggi, così non devo neanche cucinare.
Sarà sicura l'Italia a un tiro di schioppo dal nostro alleato fino all'altroieri?
Il comando militare a Napoli. Wow.
Ci risiamo.
Riusciremo mai a espellere la guerra dalla storia dell'umanità?
Non adesso. Ripassare in un futuro indefinito.
La prima volta Ruby aveva 16 anni.
Tra poco rivedo casa.
Ci risiamo.
Not in my name.
Ma adesso è ora di dormire.
Chissà se lì si dorme.
Ne dubito, i missili fanno parecchio rumore.

sabato 5 marzo 2011

Dall'altro lato della barricata


In principio era il Bip. Un lancinante, irritante bip. Poi c'era il secondo. E poi il terzo e così via. Ma non era mai prima del ventesimo bip che realizzavo quanto stava accadendo. Era la sveglia che gracchiava. Andava da sè che le mie suppliche della sera precedente non si erano avverate. La Juventus non mi aveva chiamato per giocare al fianco di Del Piero, il Vesuvio non aveva seppellito la mia scuola con una eruzione chirurgica, Masaniello non era tornato in vita per guidare una rivolta che mi avrebbe reso impossibile attraversare la città e raggiungere la mia classe.

Subito dopo cominciava l'affannato rituale descritto magistralmente nel primo Fantozzi di Caffelatte con pettinata incorporata e autobus da prendere al volo. Alla fine delle mie tribolazioni c'era però un premio ad attendermi. Il simil-sonnellino della prima ora da consumarsi rigorosamente all'ultimo banco (salvo improvvide interrogazioni).

Eh già perchè, scusate la digressione, ma se qualcuno non lo sapesse, il mondo si divide in due categorie. Quelli dei primi banchi, e quelli degli ultimi. Non ho niente contro di voi che starete leggendo e vi ricorderete di quando eravate seduti a 20 cm dalla Prof. adorata, delle vostre mani alzate sempre pronte a rispondere, di tutti i commenti interessati che facevate alle lezioni. Alla fine lo so che siete come tutti quanti gli altri e non meritate disciminazioni. é solo che senza di voi la scuola sarebbe un posto migliore. L'importante è che ne siate coscienti.

Tornando a noi, tutto quanto descritto sopra rispetto alle mie traumatiche sveglie dei tempi in cui ero un alunno non è cambiato di una virgola adesso che tra le varie cose del mio Servizio Civile lavoro come insegnante di inglese affiancandomi alle professoresse di ruolo. Unica piccola differenza, ahimè alla prima ora non posso schiacciare il pisolino. Ma è una esperienza davvero bellissima, credo che dovrebbe essere un diritto inalienabile di ogni alunno avere da grande una esperienza come professore...

Ogni ora accade qualcosa che mi riporta alla mente gli irripetibili anni passati in classe. L'altro giorno mi è capitato per caso di guardare sotto un banco, e che tuffo al cuore! avevo dimenticato che anche ai miei tempi c'era una piccola mensoletta con gomme appiccicate, fogli stracciati, la merenda per la pausa e quant'altro...

E i lanci di oggetti mentre la prof. è di spalle? Modestamente posso vantare più di un bernoccolo sulla testa di miei compagni di classe grazie alla mia precisione... e le battute fatte durante le interrogazioni che fanno infuriare l'insegnante? e le risse estemporanee mentre la prof scrive alla lavagna ed è girata di spalle? e la follia nei due minuti tra la fine di una lezione e l'inizio dell'altra? e le risate incontrollabili, che proprio perchè non puoi ridere, ridi sempre di più in faccia alla prof.?

Molte volte mi verrebbe voglia di sedermi con loro anche solo per cinque minuti e unirmi ai loro divertimenti. Ma non si può, a ognuno il suo tempo, e torno nel mio ruolo dettato dall'età che ho oggi. Quindi d'ora in poi chiamatemi, per usare un termine arabo, "O'Prufessore"

sabato 26 febbraio 2011

La storia sono loro


Sarà stato qualche anno fa. Due forse, o tre. Mi trovavo a Bologna in una di quelle plumbee giornate dell'inverno italiano. Aspettavo una persona, ma siccome freddo, vento e pioggia mi fiaccavano, decisi nell'attesa di dedicarmi a una delle mie attività preferite, ovvero infilarmi in una libreria e perdermi gironzolando qua e là, leggiucchiando una quantità enorme di copertine e abstracts dei testi. Il tempo davvero fugge in quelle occasioni, tra l'incontro con un libro nuovo e la piacevole sensazione di trovare un tomo già letto nel passato.

Quel giorno, mentre girovagavo senza meta mi imbattei nella quarta di copertina di un libro di Tiziano Terzani, adesso sinceramente non ricordo quale. Ma ricordo che rimasi impressionato da una frase in quarta di copertina che infatti spesso mi torna in mente da allora. Credo fosse una specie di autobiografia, perchè diceva che lui era stato testimone dei più grandi avvenimenti del suo tempo, mi sembra citasse la guerra in Vietnam, la caduta del Muro e altro. Su quella frase ci ho fantasticato tanto, immaginavo di poter dire la stessa cosa quando fra molti (non moltissimi!) anni avrò la sua età e ho un bel bagaglio di esperienze sulle spalle...

Quella sua frase non può non tornarmi in mente oggi, che mi trovo in Giordania proprio mentre i paesi arabi sono protagonisti di quello che reputo la più importante sollevazione contro un potere iniquo nel sud del mondo dai romantici tempi della decolonizzazione. Mi rimarranno indelebili le immagini delle centinaia di televisioni nei negozi ad Amman sintonizzate 24 ore su 24 su aljazeera durante i giorni di Tahrir Square. Della sensazioni nella folla festante fuori l'ambasciata egiziana ho già scritto in un altro post. E anche qui ad Amman, dove per la prima volta dopo venti anni la gente scende in piazza per reclamare riforme e maggiori libertà, senti un qualcosa di frizzante nell'aria, una nuova voglia di protagonismo per le masse arabe troppo a lungo schiacciate nell'angolo da autocrazie basate sulla violenza.

Mi rimarrà il senso di sgomento di questi giorni per quanto sta accadendo in Libia, le notizie che arrivano mi colpiscono profondamente, massacri degni di altre epoche in un paese che l'Italia ha sempre considerato come il giardino di casa propria. La stessa Italia che non sembra curarsi di molto di quanto sta accadendo se non per le fantasiose previsioni su numeri cataclismatici di profughi che dovrebbero riversarsi sulle nostre coste. Troppo impegnati a discutere delle feste serali del premier o di chissà quale altra notizia di gossip, il popolo italiano non sembra conscio delle sue reponsabilità in questa terribile carneficina portata avanti da un grande amico del festaiolo di Arcore nonchè fornitore di buona parte dell'energia che usiamo ogni giorno.

Ma nonostante le nostre colpe e il menefreghismo la ruota della storia qui continua ad andare avanti e a scrivere pagine di cui sono felicemente testimone (anche se defilato).

Adesso si, la Storia sono loro (e noi italiani ahimè dobbiamo sentirci esclusi)

Retrospettiva casalinga

Sìore e Sìori, benvenuti alla Prima Edizione del "Jordan Caritas Ambrosiana Picture Festival".
Oggi, 26 Febbraio 2011, si inaugura questa importante manifestazione che vede al centro il progetto SCE in Giordania.
Ogni mese sarà dedicato ad uno specifico tema.
Quello prescelto per Febbraio è "Home Sweet Home, angoli e scorci di Casa Caritas".
Sul blog sarà possibile ammirare solo alcuni degli innumerevoli scatti di questa rassegna fotografica.
Eccone qui tre:

"Davanti al manicomio di Saint-Rémy" - Vincent Van Gogh (Museo d'Orsay, Paris)


"Natura morta con sedia impagliata" - Pablo Picasso (Musée National Picasso, Paris)


"Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?" - Paul Gauguin (Museum of Fine Arts, Boston)


Chi lo desidera, potrà anche votare la foto che preferisce. Per votare è sufficiente scrivere nel commento "VOTO" + titolo della vostra foto preferita.
A chi parteciperà ricordo che a fine anno sarà estratto il nome del fortunato vincitore: in palio un weekend per due persone a Villapizzone, tutto incluso (anche due giorni di formazione extra)!
Yalla yalla!!!
E ora il comitato sai che fa? Manda la PUB-BLI-CI-TA'!!!