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martedì 18 gennaio 2011

Cominciò così.....

È giovedi sera. La qual cosa promette bene. Festa, amici, alcool e cosi via. È la dimensione che mi serve, quella in cui più mi trovo a mio agio. Risate, battute, imitazioni, e quell’insana voglia di essere al centro dell’attenzione. Diceva De andrè che se sai suonare ti tocca farlo e ti piace lasciarti ascoltare. Si può dire la stessa cosa per chi sa sparare stronzate? Io lo dico per me, ognun per sé e dio per tutti. Ma questo giovedì sera sono tutti troppo impegnati per immergersi nel mondo dionisiaco delle stupidaggini dette a mitragliatrice. Quello esce con la ragazza, quell’altro con la si spera futura ragazza, quell’altro ha l’esame domani, quell’altro ha l’influenza. Grande. Mi tocca la serata a casa. O forse no. Suona il cellulare, la prima volta. Niente casa, stasera, si va a Terzigno dice Daniele. Bè, poco male, nutrirò la parte socialmente impegnata dei miei neuroni stasera. Ma allora è vero che vuoi somigliare a Che Guevara e Don Chisciotte. Carichiamoci un paio di birre, non si sa mai che riusciamo a fare questo e quello. Che posto strano, Terzigno. Ci sono stato una volta in vita mia, era il matrimonio di un amico di famiglia, avevo si e no dieci anni e cavolo, mi annoiai a tal punto che rimpiansi di non essere a scuola. Le camionette della polizia. Non quella che definirei un’immagine che mi ispira. Sapete, ricordi poco gioiosi, cariche, lacrimogeni e manganelli. Il mio immaginario è colonizzato da brutte esperienze col potere e chi lo rappresenta, in una declinazione tipicamente meridionale. Pulcinella, De filippo, Troisi. Non immaginavo ci fosse tanta gente a Terzigno. Conosco anche un ragazzo di Roma, e poteva mai non parlarmi di Totti? Oddio, ma quando lo capiranno che è un ex-giocatore oramai? Poi c’è Maria. Avrà 50 anni o poco più. Occhi scuri e tristi, come la terra in cui vive. Non ci vivono più il marito e due figli. Anzi non vivono proprio più. Morti. Tutti per cancro. Vive vicino alla discarica. Gennaro, ne avrà 70. Lui ha perso un figlio e un nipote. Amen. Vive vicino alla discarica. Salvatore. Già operato due volte, non ha molte speranze di farcela. La moglie non lo piangerà, Iei è già morta. Vive vicino alla discarica. I volti, i nomi, le storie. Mi sa che le birre rimarranno in macchina. La rabbia, che mi sale. La stessa che mi saliva nelle baraccopoli di Dakar, nelle periferie del Cairo, negli orfanotrofi del Mali, luoghi dove sono fioriti imperi e da dove oggi parte un’umanità triste, che sparge i suoi figli in giro per il mondo come una ferita che non si rimargina mai. Quanti pensieri confusi nella mia testa. Adesso tutto sembra più piccolo, la voglia di festa del giovedì sera, le mie passioni, il cinema, la musica, i libri. Smarrimento. Ecco la parola giusta. Ma non c’è tempo per ritrovarsi. Arriva la polizia, arriva la risposta alle richieste di giustizia, arrivano le fughe precipitose, i blocchi, il sangue. Cosa ne è di Maria, di Giuseppe, di Salvatore? Chi ascolta il loro lamento? Chi tenta di sorridere quando ti raccontano degli aneddoti dei loro cari scomparsi? L’importante è l’ordine pubblico, l’essere umano e l’individuo vengono stuprati dagli ordini dall’alto, cosi come a Dakar, Il Cairo, Bamako. E poco importa se loro cercano di arrivare da noi in fuga dall’orrore, sono solo numerini per i dati rassicuranti del sorridente ministro dei temporali. Che notte. Pensare che avevo programmato di bere, ridere e giocare. Ma la vita è anche questo, ed è questo che mi piace fare, starci dentro, altrimenti il senso si perde. È già l’alba. Ovviamente sono illeso, a scappare sono sempre stato il numero uno, da piccolo ad acchiapparello ero un mago, per chi sapesse come si gioca. La gente ritorna alle loro case e ai loro innumerevoli lutti sovrapposti. Torniamo a Napoli. Di prima mattina a Mergellina, ti puoi quasi dimenticare di tutto il resto, ecco cosa mi riempie e mi da la forza. La bellezza. Non c’è foschia e vedi Capri che sembra la puoi toccare. Quella laggiù è Procida? La bellezza ci aiuta, la bellezza è nelle strade, la bellezza è in Maria e Gennaro, nelle persone, nello stare vicino a chi ha bisogno. Torniamo a casa va. Venerdì mattina. Ottimo momento per dormire. Serranda chiusa, pigiama e russata libera. Cado subito in dormiveglia. Il cellulare. Suona la seconda volta. Ma come avrò fatto a dimenticarmi di spegnerlo? Chi sarà che rompe alle 10 del mattino? Caritas. Sono stato selezionato. Giordania. Stupendo, questa sì che è una notizia. Stasera si festeggia. E mi toccherà pure offrire.

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